Scrivere-dipingere, questo il significato del verbo giapponese kaku, verbo che attraverso l’elaborazione di RC Vire diviene studio del segno grafico, e rappresentazione della natura. Attraverso le esperienze come writer agli inizi degli anni Novanta, il percorso di questo artista si è sviluppato, sino alla produzione più recente, seguendo un unico filo conduttore, quello della creazione di equlibri tra linee, segni e lo spazio entro cui si vanno a concatenare e a strutturare. Considerando la natura come kami, come realtà ultima in cui tutto è sacro ed in ultima istanza divino, questo artista finalizza la propria produzione alla ricerca di una bellezza e di una armonia rivelatrici. A differenza dei segni calligrafici orizzontali, tipicamente occidentali, portatori di significati precisi e circoscitti, RC Vire utilizza segni unici ed interpretabili, significanti dall’ampio respiro, segni che, anzichè definire arbitrariamente, incanalano pensieri ed emozioni verso direzioni assolute ed onnicomprensive. Le forme naturali infatti, nel loro quotidiano ed inarrestabile sviluppo verticale, ascensionale, sono intese come amplificazioni semantiche, come sviluppi concettuali e crescite interiori. Le sue stesse opere sono quindi da considerarsi opere in divenire, quadri il cui sviluppo si arresta solamente una volta abbandonati gli spazi della galleria. Come un meticoloso giardiniere che lavora alla definizione della forma di una siepe o attorno alla chioma di un albero, questo artista segue la cura e la realizzazione delle proprie opere sino a quando ne potrà avere osservazione diretta. L’ampiezza di significati e di rimandi che scaturisce da questi dipinti trova ulteriore sostegno nella molteplicità di materiali e tecniche utilizzate. Ad intrecciarsi sulla tela sono infatti soggetti definiti in più sessioni intervallate da lunghi momenti di osservazione. Partendo dalla stesura del bitume attraverso gesti istintivi, l’opera viene via via arricchita di particolari delineati dapprima a pennarello ed in seguito riempiti e definiti ad olio mentre la vernice spray, utilizzata in maniera lieve, sfumata e mai diretta è lo strumento di rappresentazione dell’aura che circonda le opere in mostra. Partendo dal controllo delle proporzioni all’interno di ogni singola opera attraverso la stesura di molteplici livelli di colore e grazie alla giustapposizione dei segni, la ricerca di questo artista si sviluppa al di fuori della tela, andando a creare all’interno di AVANTGARDEN una foresta ideografica, una rete di forme che vanno a formare un’unica e comprensiva opera nella quale immergersi divenendone parte integrante come segni di un linguaggio assoluto ed in continuo mutamento.
Davide Giannella
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